TERAPIE

IGIENE ORALE PROFESSIONALE

Oltre a seguire correttamente le norme di igiene orale domiciliare, per poter mantenere la salute ottimale di denti e gengive è indispensabile sottoporsi a una seduta di igiene professionale almeno una volta l’anno. A seconda di possibili problematiche parodontali o della capacità di accumulo di placca e tartaro di ogni persona, può essere necessario aumentare le sedute anche a 2, 3 o 4 volte l’anno. Durante la seduta di igiene viene rimosso il tartaro cosiddetto “sopragengivale” (cioè quello che si deposita sulla superficie dei denti e visibile a occhio nudo), utilizzando un particolare strumento a ultrasuoni chiamato ablatore: sfruttando le vibrazioni ultrasoniche e l’effetto cavitario dell’acqua che esce dallo strumento, viene rimosso il tartaro senza danneggiare la superficie del dente. Successivamente si utilizza un particolare strumento, chiamato “air-flow”, che emette uno spray composto da acqua e polvere di bicarbonato di sodio: con la sua azione è possibile eliminare completamente lo strato di biofilm batterico  e rimuovere le macchie dalla superficie dei denti. Infine i denti vengono lucidati con una pasta a granulometria fine per rendere la superficie dei denti il meno ritentiva possibile a nuove formazioni di tartaro.

Prima Dopo
 Infiammazione gengivale causata dai depositi di placca e tartaro Ripristino dello stato di salute gengivale dopo seduta di igiene orale professionale
IGIENE ORALE PROFESSIONALE

Oltre a seguire correttamente le norme di igiene orale domiciliare, per poter mantenere la salute ottimale di denti e gengive è indispensabile sottoporsi a una seduta di igiene professionale almeno una volta l’anno. A seconda di possibili problematiche parodontali o della capacità di accumulo di placca e tartaro di ogni persona, può essere necessario aumentare le sedute anche a 2, 3 o 4 volte l’anno. Durante la seduta di igiene viene rimosso il tartaro cosiddetto “sopragengivale” (cioè quello che si deposita sulla superficie dei denti e visibile a occhio nudo), utilizzando un particolare strumento a ultrasuoni chiamato ablatore: sfruttando le vibrazioni ultrasoniche e l’effetto cavitario dell’acqua che esce dallo strumento, viene rimosso il tartaro senza danneggiare la superficie del dente. Successivamente si utilizza un particolare strumento, chiamato “air-flow”, che emette uno spray composto da acqua e polvere di bicarbonato di sodio: con la sua azione è possibile eliminare completamente lo strato di biofilm batterico  e rimuovere le macchie dalla superficie dei denti. Infine i denti vengono lucidati con una pasta a granulometria fine per rendere la superficie dei denti il meno ritentiva possibile a nuove formazioni di tartaro.

 

Prima
 Infiammazione gengivale causata dai depositi di placca e tartaro
Dopo
Ripristino dello stato di salute gengivale dopo seduta di igiene orale professionale

 

SCALING E ROOT PLANING

E’ una procedura volta a rimuovere la placca batterica ed il tartaro che possono formarsi e accumularsi al di sotto della gengiva (in spazi fra osso e gengiva detti “tasche parodontali”), in particolare nei paziente con un basso livello di igiene orale, rimanendo di fatto invisibili ad occhio nudo. Questi depositi, se non vengono identificati e rimossi dal dentista (tramite una visita specialistica con apposite radiografie), possono residuare anche per anni sotto alla gengiva diventando potenziali fattori di problematiche legate alla gengiva stessa e all’osso che sostiene le radici dei denti (come ad esempio gengivite o parodontite). Lo scaling (o courettage) viene effettuato utilizzando particolari strumenti manuali ed ultrasonici che vengono delicatamente inseriti fra dente e gengiva per rimuovere i depositi adesi alle radici dentali, abbinati a dei lavaggi di apposito disinfettante. Questa manovra generalmente è ben tollerata, ma è possibile effettuare prima una anestesia per eliminare qualunque disagio durante la seduta.

Prima Dopo
Depositi di tartaro sottogengivale visibili in radiografia Radiografia di controllo dopo seduta di scaling e root planing
SCALING E ROOT PLANING

E’ una procedura volta a rimuovere la placca batterica ed il tartaro che possono formarsi e accumularsi al di sotto della gengiva (in spazi fra osso e gengiva detti “tasche parodontali”), in particolare nei paziente con un basso livello di igiene orale, rimanendo di fatto invisibili ad occhio nudo. Questi depositi, se non vengono identificati e rimossi dal dentista (tramite una visita specialistica con apposite radiografie), possono residuare anche per anni sotto alla gengiva diventando potenziali fattori di problematiche legate alla gengiva stessa e all’osso che sostiene le radici dei denti (come ad esempio gengivite o parodontite). Lo scaling (o courettage) viene effettuato utilizzando particolari strumenti manuali ed ultrasonici che vengono delicatamente inseriti fra dente e gengiva per rimuovere i depositi adesi alle radici dentali, abbinati a dei lavaggi di apposito disinfettante. Questa manovra generalmente è ben tollerata, ma è possibile effettuare prima una anestesia per eliminare qualunque disagio durante la seduta.

 

Prima
Depositi di tartaro sottogengivale visibili in radiografia
Dopo
Radiografia di controllo dopo seduta di scaling e root planing
SBIANCAMENTO

Grazie all’utilizzo di particolari gel sbiancanti a ridotta concentrazione di perossido di carbammide, è possibile sbiancare i denti in modo facile e sicuro senza intaccare la superficie dentale. Dopo aver preso un’impronta delle arcate dentarie, si sviluppano delle mascherine personalizzate al cui interno va inserito il gel sbiancante e che vanno indossate la notte per circa 8-10 giorni. Questa metodica permette di sbiancare i denti in maniera estremamente efficace senza rischiare spiacevoli effetti collaterali come lo sviluppo di ipersensibilità dentali al caldo e al freddo comuni a molti sistemi sbiancanti, molto spesso troppo aggressivi verso lo smalto dentale in quanto utilizzano gel ad altissime concentrazioni di sbiancante.

Prima Dopo
Sorriso di paziente insoddisfatto del colore dei suoi denti Situazione dopo sbiancamento alla poltrona e domiciliare
SBIANCAMENTO

Grazie all’utilizzo di particolari gel sbiancanti a ridotta concentrazione di perossido di carbammide, è possibile sbiancare i denti in modo facile e sicuro senza intaccare la superficie dentale. Dopo aver preso un’impronta delle arcate dentarie, si sviluppano delle mascherine personalizzate al cui interno va inserito il gel sbiancante e che vanno indossate la notte per circa 8-10 giorni. Questa metodica permette di sbiancare i denti in maniera estremamente efficace senza rischiare spiacevoli effetti collaterali come lo sviluppo di ipersensibilità dentali al caldo e al freddo comuni a molti sistemi sbiancanti, molto spesso troppo aggressivi verso lo smalto dentale in quanto utilizzano gel ad altissime concentrazioni di sbiancante.

Prima
Sorriso di paziente insoddisfatto del colore dei suoi denti
Dopo
Situazione dopo sbiancamento alla poltrona e domiciliare

 

SIGILLATURE DEI SOLCHI

Intorno ai 5-6 anni di vita, si verifica l’eruzione dei primi molari permanenti “dietro” i molarettini da latte. Questi molari, essendo i primi ad erompere, sono particolarmente suscettibili alla formazione di carie a livello delle fessure (dette solchi) presenti sulla superficie masticatoria; e diventano ancora più a rischio di carie nei bambini che hanno già sviluppati lesioni cariose a carico di denti da latte. Per questo motivo, è buona norma proteggere questi molari non appena erompono applicando una particolare “vernice” che va a sigillare le fessure impedendo ai batteri responsabili della carie di proliferare al loro interno. Questo trattamento è assolutamente indolore, non è invasivo per il dente in quanto il sigillante aderisce allo smalto senza particolari preparazioni e la sua applicazione richiede pochi minuti. Le sigillature dei primi quattro molari permanenti, se eseguite correttamente dal dentista e mantenute in maniera adeguata dal paziente, possono durare molti anni proteggendo i denti del paziente non solo nella fase di crescita ma anche in età adulta. Generalmente sono di un colore facilmente riconoscibile in modo da essere ispezionabili dal genitore per verificarne sia l’integrità sia il grado di igiene del piccolo paziente.

Prima Dopo
Primi molari superiori appena erotti Sigillature dei solchi e delle fessure dei primi molari
SIGILLATURE DEI SOLCHI

Intorno ai 5-6 anni di vita, si verifica l’eruzione dei primi molari permanenti “dietro” i molarettini da latte. Questi molari, essendo i primi ad erompere, sono particolarmente suscettibili alla formazione di carie a livello delle fessure (dette solchi) presenti sulla superficie masticatoria; e diventano ancora più a rischio di carie nei bambini che hanno già sviluppati lesioni cariose a carico di denti da latte. Per questo motivo, è buona norma proteggere questi molari non appena erompono applicando una particolare “vernice” che va a sigillare le fessure impedendo ai batteri responsabili della carie di proliferare al loro interno. Questo trattamento è assolutamente indolore, non è invasivo per il dente in quanto il sigillante aderisce allo smalto senza particolari preparazioni e la sua applicazione richiede pochi minuti. Le sigillature dei primi quattro molari permanenti, se eseguite correttamente dal dentista e mantenute in maniera adeguata dal paziente, possono durare molti anni proteggendo i denti del paziente non solo nella fase di crescita ma anche in età adulta. Generalmente sono di un colore facilmente riconoscibile in modo da essere ispezionabili dal genitore per verificarne sia l’integrità sia il grado di igiene del piccolo paziente.

Prima
Primi molari superiori appena erotti
Dopo
Sigillature dei solchi e delle fessure dei primi molari

 

ORTODONZIA (FISSA, MOBILE, INVISIBILE)

E’ quella branca dell’odontoiatria che si occupa della correzione di denti in posizione anomala (come affollamenti, disallineamenti, chiusura di spazi, recuperi di denti inclusi) e della cura delle malocclusioni. Le terapie si basano essenzialmente sull’utilizzo di presidi medici detti apparecchi ortodontici che possono essere di tipo fisso (con attacchi metallici o in ceramica fissati sui denti e “legati” insieme da archi metallici), di tipo mobile tradizionale (apparecchi rimovibili in resina, in genere colorata, utilizzabili quasi esclusivamente in pazienti molto giovani in fase di crescita), oppure, quando è possibile, di tipo rimovibile invisibile. La scelta di utilizzare una delle tre tipologie varia a seconda della complessità del caso da risolvere, dell’età del paziente, della sua collaborazione durante la terapia, e dei costi da affrontare.

Prima Dopo
Malocclusione grave in giovane paziente Ripristino occlusione corretta dopo terapia ortodontica
ORTODONZIA (FISSA, MOBILE, INVISIBILE)

E’ quella branca dell’odontoiatria che si occupa della correzione di denti in posizione anomala (come affollamenti, disallineamenti, chiusura di spazi, recuperi di denti inclusi) e della cura delle malocclusioni. Le terapie si basano essenzialmente sull’utilizzo di presidi medici detti apparecchi ortodontici che possono essere di tipo fisso (con attacchi metallici o in ceramica fissati sui denti e “legati” insieme da archi metallici), di tipo mobile tradizionale (apparecchi rimovibili in resina, in genere colorata, utilizzabili quasi esclusivamente in pazienti molto giovani in fase di crescita), oppure, quando è possibile, di tipo rimovibile invisibile. La scelta di utilizzare una delle tre tipologie varia a seconda della complessità del caso da risolvere, dell’età del paziente, della sua collaborazione durante la terapia, e dei costi da affrontare.

Prima
Malocclusione grave in giovane paziente
Dopo
Ripristino occlusione corretta dopo terapia ortodontica

 

BITE GNATOLOGICO

Il bite è una placca in resina di circa 2mm di spessore che si aggancia ai denti dell’arcata superiore od inferiore. Viene eseguito nei casi in cui un paziente abbia disturbi come usura dentale eccessiva, affaticamento ai muscoli masticatori, rumori articolari con o senza dolore, apertura ridotta o deviata della bocca; questi disturbi in genere sono derivanti da bruxismo e/o malocclusione. Il bite va in genere portato di notte quando si dorme, ma nei casi più complessi può essere necessario indossarlo per un numero variabile di ore anche durante il giorno. Nei casi in cui siano presenti in bocca estesi restauri in ceramica, molto spesso è consigliato l’utilizzo di un bite notturno a preservazione dell’integrità dei restauri stessi.

Prima Dopo
Bite notturno per arcata inferiore Bite indossato
BITE GNATOLOGICO

Il bite è una placca in resina di circa 2mm di spessore che si aggancia ai denti dell’arcata superiore od inferiore. Viene eseguito nei casi in cui un paziente abbia disturbi come usura dentale eccessiva, affaticamento ai muscoli masticatori, rumori articolari con o senza dolore, apertura ridotta o deviata della bocca; questi disturbi in genere sono derivanti da bruxismo e/o malocclusione. Il bite va in genere portato di notte quando si dorme, ma nei casi più complessi può essere necessario indossarlo per un numero variabile di ore anche durante il giorno. Nei casi in cui siano presenti in bocca estesi restauri in ceramica, molto spesso è consigliato l’utilizzo di un bite notturno a preservazione dell’integrità dei restauri stessi.

Prima
Bite notturno per arcata inferiore
Dopo
Bite indossato

 

RICOSTRUZIONE CORONALE (OTTURAZIONE)

In caso di carie, fratture, o per piccole modifiche di forma, si interviene per ricostruire la parte danneggiata o mancante del dente utilizzando un materiale estetico e biocompatibile chiamato “resina composita” o semplicemente  “composito”. Tramite una particolare procedura, è possibile far aderire perfettamente  e in modo ermetico questo materiale alla superficie del dente, permettendo di eseguire ricostruzioni resistenti, estetiche e che impediscono la nuova formazione di carie se il paziente segue correttamente le norme igieniche di tutti i giorni. Nella maggior parte dei casi questa procedura non crea alcun disagio già nei giorni immediatamente successivi al restauro, mentre in alcuni casi sporadici si può avere una lieve sensibilità al freddo e alla pressione che comunque rientra nell’arco di pochi giorni.

Prima Dopo
Colletti dentali abrasi per spazzolamento scorretto Colletti ricostruiti con resina composita
RICOSTRUZIONE CORONALE (OTTURAZIONE)

In caso di carie, fratture, o per piccole modifiche di forma, si interviene per ricostruire la parte danneggiata o mancante del dente utilizzando un materiale estetico e biocompatibile chiamato “resina composita” o semplicemente  “composito”. Tramite una particolare procedura, è possibile far aderire perfettamente  e in modo ermetico questo materiale alla superficie del dente, permettendo di eseguire ricostruzioni resistenti, estetiche e che impediscono la nuova formazione di carie se il paziente segue correttamente le norme igieniche di tutti i giorni. Nella maggior parte dei casi questa procedura non crea alcun disagio già nei giorni immediatamente successivi al restauro, mentre in alcuni casi sporadici si può avere una lieve sensibilità al freddo e alla pressione che comunque rientra nell’arco di pochi giorni.

Prima
Colletti dentali abrasi per spazzolamento scorretto
Dopo
Colletti ricostruiti con resina composita
INTARSI

In alcuni casi, come ad esempio per ricostruire denti molto danneggiati, per proteggere denti a rischio di frattura o per fare modifiche importanti della loro forma, è preferibile ricorrere a dei restauri di tipo indiretto: dopo aver preso un’impronta o una scansione dei denti da ricostruire, il laboratorio sviluppa dei particolari restauri chiamati “intarsi” in resina composita che vengono cementati in un secondo momento dal medico in bocca al paziente. Questi lavori permettono di ripristinare la forma e la funzione di un dente proteggendolo da possibile fratture nel tempo, e molte volte sostituiscono le classiche “capsule” che richiedono un maggior sacrificio di tessuto dentario quando questo viene limato per ospitarle.

Prima Dopo
Molare inferiore con vecchia ricostruzione fratturata e infiltrata da nuova carie Molare ricostruito con intarso in composito
INTARSI

In alcuni casi, come ad esempio per ricostruire denti molto danneggiati, per proteggere denti a rischio di frattura o per fare modifiche importanti della loro forma, è preferibile ricorrere a dei restauri di tipo indiretto: dopo aver preso un’impronta o una scansione dei denti da ricostruire, il laboratorio sviluppa dei particolari restauri chiamati “intarsi” in resina composita che vengono cementati in un secondo momento dal medico in bocca al paziente. Questi lavori permettono di ripristinare la forma e la funzione di un dente proteggendolo da possibile fratture nel tempo, e molte volte sostituiscono le classiche “capsule” che richiedono un maggior sacrificio di tessuto dentario quando questo viene limato per ospitarle.

Prima
Molare inferiore con vecchia ricostruzione fratturata e infiltrata da nuova carie
Dopo
Molare ricostruito con intarso in composito

 

FACCETTE

Sono delle sottilissime lamine di ceramica utilizzate per risolvere diverse difetti del sorriso dovuti per esempio a denti discromici (cioè di colore non gradevole), di forma alterata (a causa di fratture, usure ecc..) o disallineati (nei casi in cui per diversi motivi si voglia escludere una terapia ortodontica). A seconda della tipologia di difetti da risolvere, il dente può essere leggermente limato nella parte esterna per ospitare la faccetta, oppure quest’ultima viene direttamente cementata su dente non preparato utilizzando sempre speciali cementi adesivi estetici. I moderni materiali e le più recenti tecniche mediche permettono nella maggior parte dei casi di regalare sorrisi smaglianti, naturali e duraturi senza sacrificare tessuto dentale, in poche sedute.

Prima Dopo
Anomalie di forma e colore a carico dei denti anteriori Faccette in ceramica applicate sui 6 denti anteriori
FACCETTE

Sono delle sottilissime lamine di ceramica utilizzate per risolvere diverse difetti del sorriso dovuti per esempio a denti discromici (cioè di colore non gradevole), di forma alterata (a causa di fratture, usure ecc..) o disallineati (nei casi in cui per diversi motivi si voglia escludere una terapia ortodontica). A seconda della tipologia di difetti da risolvere, il dente può essere leggermente limato nella parte esterna per ospitare la faccetta, oppure quest’ultima viene direttamente cementata su dente non preparato utilizzando sempre speciali cementi adesivi estetici. I moderni materiali e le più recenti tecniche mediche permettono nella maggior parte dei casi di regalare sorrisi smaglianti, naturali e duraturi senza sacrificare tessuto dentale, in poche sedute.

Prima
Anomalie di forma e colore a carico dei denti anteriori
Dopo
Faccette in ceramica applicate sui 6 denti anteriori
TERAPIA CANALARE (DEVITALIZZAZIONE)

Nei casi in cui un dente sia molto danneggiato (per carie profonda o per traumi), o abbia una infiammazione irreversibile della polpa (cioè del “nervo” all’interno di ogni dente) che spesso provoca forte dolore, o sia fonte di infezioni od ascessi, o per esigenze protesiche, è necessario sottoporlo ad una terapia canalare ripulendo, disinfettando e sigillando l’interno del dente. Questa terapia ha l’obiettivo, a seconda delle motivazioni per cui viene attuata, di eliminare la sintomatologia dolorosa, abbattere la carica batterica all’interno della radice e impedire la nuova formazione di colonie batteriche otturando e sigillando lo spazio all’interno della radice precedentemente occupato dalla polpa (o “nervo”). Questa procedura può essere svolta in un’unica seduta o in più sedute a seconda della causa del problema e dell’anatomia del dente da trattare, e viene sempre eseguita previa anestesia locale.

Prima Dopo
Area di infezione a carico delle radici di molare inferiore Guarigione dopo terapia canalare del molare
TERAPIA CANALARE (DEVITALIZZAZIONE)

Nei casi in cui un dente sia molto danneggiato (per carie profonda o per traumi), o abbia una infiammazione irreversibile della polpa (cioè del “nervo” all’interno di ogni dente) che spesso provoca forte dolore, o sia fonte di infezioni od ascessi, o per esigenze protesiche, è necessario sottoporlo ad una terapia canalare ripulendo, disinfettando e sigillando l’interno del dente. Questa terapia ha l’obiettivo, a seconda delle motivazioni per cui viene attuata, di eliminare la sintomatologia dolorosa, abbattere la carica batterica all’interno della radice e impedire la nuova formazione di colonie batteriche otturando e sigillando lo spazio all’interno della radice precedentemente occupato dalla polpa (o “nervo”). Questa procedura può essere svolta in un’unica seduta o in più sedute a seconda della causa del problema e dell’anatomia del dente da trattare, e viene sempre eseguita previa anestesia locale.

Prima
Area di infezione a carico delle radici di molare inferiore
Dopo
Guarigione dopo terapia canalare del molare
RITRATTAMENTO CANALARE

Un dente già devitalizzato, soprattutto da molto tempo, potrebbe richiedere una nuova terapia canalare detta appunto ritrattamento. In questo caso il dente viene riaperto e viene rimosso completamente o parzialmente il materiale di otturazione all’interno delle radici; queste vengono poi nuovamente ripulite, disinfettate e sigillate con nuovo materiale. Questa cura è richiesta nei casi in cui sia presente un’infezione che proviene da un dente già devitalizzato, o nei casi in cui un dente già devitalizzato richieda delle nuove terapie (ad esempio una nuova ricostruzione coronale o una ricopertura protesica) ma la vecchia terapia canalare risulti incongrua (cioè che non sia stata eseguita correttamente aumentando il rischio di future problematiche al termine delle nuove cure). Nei casi in cui il dente richieda una apicectomia, quasi sempre è necessario eseguire prima un ritrattamento canalare per garantire la completa disinfezione all’interno delle radici.

Prima Dopo
Lesione infiammatoria a carico di molare inferiore già devitalizzato Lesione guarita in seguito a ritrattamento canalare
RITRATTAMENTO CANALARE

Un dente già devitalizzato, soprattutto da molto tempo, potrebbe richiedere una nuova terapia canalare detta appunto ritrattamento. In questo caso il dente viene riaperto e viene rimosso completamente o parzialmente il materiale di otturazione all’interno delle radici; queste vengono poi nuovamente ripulite, disinfettate e sigillate con nuovo materiale. Questa cura è richiesta nei casi in cui sia presente un’infezione che proviene da un dente già devitalizzato, o nei casi in cui un dente già devitalizzato richieda delle nuove terapie (ad esempio una nuova ricostruzione coronale o una ricopertura protesica) ma la vecchia terapia canalare risulti incongrua (cioè che non sia stata eseguita correttamente aumentando il rischio di future problematiche al termine delle nuove cure). Nei casi in cui il dente richieda una apicectomia, quasi sempre è necessario eseguire prima un ritrattamento canalare per garantire la completa disinfezione all’interno delle radici.

Prima
Lesione infiammatoria a carico di molare inferiore già devitalizzato
Dopo
Lesione guarita in seguito a ritrattamento canalare
CHIRURGIA ENDODONTICA (APICECTOMIA)

Ci sono particolari situazioni in cui il ritrattamento canalare di un dente devitalizzato non sia attuabile, o sufficiente a risolvere un problema scaturito da quel dente. Ad esempio per la presenza di cisti infiammatorie, lesioni granulomatose estese, episodi ascessuali recidivanti anche dopo il ritrattamento, oppure quando il dente è di supporto a riabilitazioni protesiche che andrebbero demolite. Consiste in una piccola incisione della gengiva e la successiva rimozione della punta della radice che causa il problema. Dopo aver ripulito l’area dal tessuto infiammatorio, si procede con il sigillo della porzione di radice sana con appositi materiali altamente biocompatibili.

Prima Dopo
Lesione cistica a carico della radice di incisivo superiore Guarigione dopo rimozione cisti e apicectomia
CHIRURGIA ENDODONTICA (APICECTOMIA)

Ci sono particolari situazioni in cui il ritrattamento canalare di un dente devitalizzato non sia attuabile, o sufficiente a risolvere un problema scaturito da quel dente. Ad esempio per la presenza di cisti infiammatorie, lesioni granulomatose estese, episodi ascessuali recidivanti anche dopo il ritrattamento, oppure quando il dente è di supporto a riabilitazioni protesiche che andrebbero demolite. Consiste in una piccola incisione della gengiva e la successiva rimozione della punta della radice che causa il problema. Dopo aver ripulito l’area dal tessuto infiammatorio, si procede con il sigillo della porzione di radice sana con appositi materiali altamente biocompatibili.

Prima
Lesione cistica a carico della radice di incisivo superiore
Dopo
Guarigione dopo rimozione cisti e apicectomia
CHIRURGIA PARODONTALE

E’ un tipo di terapia chirurgica a carico delle strutture di sostegno dei denti, cioè gengiva e osso che sostiene le radici. Viene utilizzata principalmente in 3 situazioni:

  • Casi particolarmente gravi di parodontite in cui non è sufficiente la sola terapia di scaling e root planing.
  • Recessioni gengivali profonde che richiedono il riposizionamento della gengiva per poter ricoprire la porzione di radice scoperta
  • Denti fratturati o cariati al di sotto della gengiva che richiedono un “allungamento” della parte visibile della corona per poter essere ripristinati correttamente

In base alla motivazione clinica per cui viene impiegata, la chirurgia parodontale varia da una semplice rimodellazione della gengiva intorno al dente a delle procedure di rigenerazione dei tessuti da ricostruire mediante innesto di materiali sintetici riassorbibili che stimolano la formazione di nuovo osso attorno al dente.

Prima Dopo
Profonda recessione gengivale a carico di incisivo inferiore Completa copertura della radice dopo intervento di innesto gengivale
CHIRURGIA PARODONTALE

E’ un tipo di terapia chirurgica a carico delle strutture di sostegno dei denti, cioè gengiva e osso che sostiene le radici. Viene utilizzata principalmente in 3 situazioni:

  • Casi particolarmente gravi di parodontite in cui non è sufficiente la sola terapia di scaling e root planing.
  • Recessioni gengivali profonde che richiedono il riposizionamento della gengiva per poter ricoprire la porzione di radice scoperta
  • Denti fratturati o cariati al di sotto della gengiva che richiedono un “allungamento” della parte visibile della corona per poter essere ripristinati correttamente

In base alla motivazione clinica per cui viene impiegata, la chirurgia parodontale varia da una semplice rimodellazione della gengiva intorno al dente a delle procedure di rigenerazione dei tessuti da ricostruire mediante innesto di materiali sintetici riassorbibili che stimolano la formazione di nuovo osso attorno al dente.

Prima
Profonda recessione gengivale a carico di incisivo inferiore
Dopo
Completa copertura della radice dopo intervento di innesto gengivale
ESTRAZIONE

Anche se al giorno d’oggi la prevenzione, nuove tecniche e nuove tecnologie permettono il più delle volte di preservare la salute di un dente, ancora oggi possono esserci le condizioni per cui un dente non sia più recuperabile (ad esempio in casi di carie particolarmente distruttive, fratture radicolari, parodontite avanzata, ecc..). Al termine dell’estrazione, i nostri medici istruiscono sempre il paziente sulle norme domiciliari da mantenere nei giorni successivi alla procedura, mentre i punti di sutura applicati vengono in genere rimossi dopo 7-10  giorni. Per ripristinare in maniera “fissa” un dente perso, è possibile ricorrere all’implantologia oppure alla protesi fissa tradizionale (ad es. con un ponte); in alternativa, nel caso si preferisca una soluzione di tipo rimovibile, è possibile ricorrere alla protesi mobile.

Prima Dopo
Arcate dentarie superiore ed inferiore gravemente compromesse Radiografia post-estrazioni
ESTRAZIONE

Anche se al giorno d’oggi la prevenzione, nuove tecniche e nuove tecnologie permettono il più delle volte di preservare la salute di un dente, ancora oggi possono esserci le condizioni per cui un dente non sia più recuperabile (ad esempio in casi di carie particolarmente distruttive, fratture radicolari, parodontite avanzata, ecc..). Al termine dell’estrazione, i nostri medici istruiscono sempre il paziente sulle norme domiciliari da mantenere nei giorni successivi alla procedura, mentre i punti di sutura applicati vengono in genere rimossi dopo 7-10  giorni. Per ripristinare in maniera “fissa” un dente perso, è possibile ricorrere all’implantologia oppure alla protesi fissa tradizionale (ad es. con un ponte); in alternativa, nel caso si preferisca una soluzione di tipo rimovibile, è possibile ricorrere alla protesi mobile.

Prima
Arcate dentarie superiore ed inferiore gravemente compromesse
Dopo
Radiografia post-estrazioni
ESTRAZIONE CHIRURGICA DEI DENTI DEL GIUDIZIO

Nei casi in cui denti del giudizio mal posizionati creino disturbi come dolore, fenomeni infettivi e/o infiammatori, migrazione o carie dei denti vicini, è necessario un piccolo intervento chirurgico che consiste nell’incisione della gengiva, la scopertura del dente responsabile del disturbo dall’osso che lo ricopre, e la sua estrazione; la gengiva viene poi suturata per favorirne la guarigione in maniera corretta. Il medico avvisa ed istruisce sempre il paziente su possibili conseguenze post-operatorie e sui comportamenti da seguire nei giorni successivi all’intervento, prescrivendo terapia antibiotica e/o antinfiammatoria a seconda della necessità.

Prima Dopo
Dente del giudizio inferiore malposizionato Radiografia post- estrazione
ESTRAZIONE CHIRURGICA DEI DENTI DEL GIUDIZIO

Nei casi in cui denti del giudizio mal posizionati creino disturbi come dolore, fenomeni infettivi e/o infiammatori, migrazione o carie dei denti vicini, è necessario un piccolo intervento chirurgico che consiste nell’incisione della gengiva, la scopertura del dente responsabile del disturbo dall’osso che lo ricopre, e la sua estrazione; la gengiva viene poi suturata per favorirne la guarigione in maniera corretta. Il medico avvisa ed istruisce sempre il paziente su possibili conseguenze post-operatorie e sui comportamenti da seguire nei giorni successivi all’intervento, prescrivendo terapia antibiotica e/o antinfiammatoria a seconda della necessità.

Prima
Dente del giudizio inferiore malposizionato
Dopo
Radiografia post- estrazione

 

CHIRURGIA IMPLANTARE

Nei casi di uno o più denti mancanti o destinati all’estrazione, è possibile ricorrere all’utilizzo di impianti osteointegrati per ripristinare l’area edentula. La procedura consiste nell’inserimento all’interno dell’osso dove manca il dente di una vite in titanio altamente biocompatibile che funge da nuova radice. Solitamente, si attende un periodo di guarigione che può variare da poche settimane a qualche mese prima di confezionare una corona protesica o un ponte (a seconda del numero di denti mancanti) che vengono applicati in maniera fissa. Nei casi di edentulia totale (cioè mancanza di tutti i denti di una o di entrambe le arcate dentarie), è possibile ricorrere agli impianti osteointegrati per poter stabilizzare protesi totali (inserendo solitamente 2 impianti per arcata) o per confezionare protesi totali avvitate fisse (inserendo almeno 4 impianti per arcata). Nei casi in cui il chirurgo lo ritenga opportuno, non solo è possibile inserire l’impianto nella stessa seduta dell’estrazione del dente non più recuperabile (impianto post-estrattivo), ma può essere anche valutato l’utilizzo immediato dell’impianto appena inserito per il posizionamento di un dente provvisorio fisso (cosiddetto “carico immediato”).

Prima Dopo
Mancanza di premolari e molare superiori Riabilitazione con ponte in zirconio su impianti osteointegrati
CHIRURGIA IMPLANTARE

Nei casi di uno o più denti mancanti o destinati all’estrazione, è possibile ricorrere all’utilizzo di impianti osteointegrati per ripristinare l’area edentula. La procedura consiste nell’inserimento all’interno dell’osso dove manca il dente di una vite in titanio altamente biocompatibile che funge da nuova radice. Solitamente, si attende un periodo di guarigione che può variare da poche settimane a qualche mese prima di confezionare una corona protesica o un ponte (a seconda del numero di denti mancanti) che vengono applicati in maniera fissa. Nei casi di edentulia totale (cioè mancanza di tutti i denti di una o di entrambe le arcate dentarie), è possibile ricorrere agli impianti osteointegrati per poter stabilizzare protesi totali (inserendo solitamente 2 impianti per arcata) o per confezionare protesi totali avvitate fisse (inserendo almeno 4 impianti per arcata). Nei casi in cui il chirurgo lo ritenga opportuno, non solo è possibile inserire l’impianto nella stessa seduta dell’estrazione del dente non più recuperabile (impianto post-estrattivo), ma può essere anche valutato l’utilizzo immediato dell’impianto appena inserito per il posizionamento di un dente provvisorio fisso (cosiddetto “carico immediato”).

Prima
Mancanza di premolari e molare superiori
Dopo
Riabilitazione con ponte in zirconio su impianti osteointegrati

 

RIGENERAZIONE OSSEA GUIDATA

La prerogativa indispensabile per poter posizionare un impianto in maniera corretta, è la presenza di una quantità adeguata di osso che può ospitare l’impianto stesso. Nei casi la quota ossea risulta ridotta, è possibile attuare delle procedure chirurgiche per rigenerare l’osso mancante mediante l’utilizzo di particolari tecniche associate a materiali biocompatibili che stimolano la formazione di nuovo osso. Questa procedura di rigenerazione può essere effettuata con un intervento dedicato e richiede un determinato tempo di guarigione prima di poter inserire l’impianto; in alcuni casi, quando la quota di osso da rigenerare è relativamente poca, è possibile effettuare la rigenerazione nello stesso intervento di posizionamento dell’impianto.

Prima Dopo
Grave perdita ossea a carico di premolare inferiore Rigenerazione ossea guidata in seguito a estrazione del premolare
RIGENERAZIONE OSSEA GUIDATA

La prerogativa indispensabile per poter posizionare un impianto in maniera corretta, è la presenza di una quantità adeguata di osso che può ospitare l’impianto stesso. Nei casi la quota ossea risulta ridotta, è possibile attuare delle procedure chirurgiche per rigenerare l’osso mancante mediante l’utilizzo di particolari tecniche associate a materiali biocompatibili che stimolano la formazione di nuovo osso. Questa procedura di rigenerazione può essere effettuata con un intervento dedicato e richiede un determinato tempo di guarigione prima di poter inserire l’impianto; in alcuni casi, quando la quota di osso da rigenerare è relativamente poca, è possibile effettuare la rigenerazione nello stesso intervento di posizionamento dell’impianto.

Prima
Grave perdita ossea a carico di premolare inferiore
Dopo
Rigenerazione ossea guidata in seguito a estrazione del premolare
PROTESI FISSA SU DENTI NATURALI O SU IMPIANTI (CORONE E PONTI)

Quando un dente si rompe, è molto cariato, o ha particolari difetti di forma e/o colore, è necessario eseguire una ricopertura protesica detta corona (o più volgarmente, “capsula”). Generalmente, soprattutto fino a pochi anni fa, queste corone vengono eseguite creando un “guscio” di lega metallica, solitamente nobile, a misura del dente opportunamente rimpicciolito, e poi ricoperto di ceramica per risultare simile agli altri denti. Al giorno d’oggi, la lega metallica viene sostituita da materiali più estetici come zirconia e disilicato di litio che permettono risultati estetici straordinari. Le corone, una volta preparate dal laboratorio odontotecnico e provate in bocca, vengono fissate ai denti con cementi appositi a presa variabile a seconda del tipo di lavoro. In caso di mancanza di uno o più denti è possibile eseguire un ponte protesico andando a ricoprire i denti adiacenti alla zona edentula (senza denti) a cui vengono collegate altre corone che vanno a ricreare i denti dove mancano. Analogamente a quanto avviene con i denti naturali, nel momento in cui vengono inseriti uno o più impianti osteointegrati, è necessario eseguire delle corone o dei ponti protesici per poter ripristinare la presenza dei denti mancanti; in questo caso solitamente i manufatti protesici vengono avvitati agli impianti con un sistema specifico di viti passanti, per evitare l’utilizzo di cemento che potrebbe a lungo termine risultare dannoso per la salute dell’impianto stesso.

Prima Dopo
Canino superiore discromico e cariato Corona protesica in zirconio e ceramica
PROTESI FISSA SU DENTI NATURALI O SU IMPIANTI (CORONE E PONTI)

Quando un dente si rompe, è molto cariato, o ha particolari difetti di forma e/o colore, è necessario eseguire una ricopertura protesica detta corona (o più volgarmente, “capsula”). Generalmente, soprattutto fino a pochi anni fa, queste corone vengono eseguite creando un “guscio” di lega metallica, solitamente nobile, a misura del dente opportunamente rimpicciolito, e poi ricoperto di ceramica per risultare simile agli altri denti. Al giorno d’oggi, la lega metallica viene sostituita da materiali più estetici come zirconia e disilicato di litio che permettono risultati estetici straordinari. Le corone, una volta preparate dal laboratorio odontotecnico e provate in bocca, vengono fissate ai denti con cementi appositi a presa variabile a seconda del tipo di lavoro. In caso di mancanza di uno o più denti è possibile eseguire un ponte protesico andando a ricoprire i denti adiacenti alla zona edentula (senza denti) a cui vengono collegate altre corone che vanno a ricreare i denti dove mancano. Analogamente a quanto avviene con i denti naturali, nel momento in cui vengono inseriti uno o più , è necessario eseguire delle corone o dei ponti protesici per poter ripristinare la presenza dei denti mancanti; in questo caso solitamente i manufatti protesici vengono avvitati agli impianti con un sistema specifico di viti passanti, per evitare l’utilizzo di cemento che potrebbe a lungo termine risultare dannoso per la salute dell’impianto stesso.

 

Prima
Canino superiore discromico e cariato
Dopo
Corona protesica in zirconio e ceramica
PROTESI MOBILE

Nei casi in cui non ci siano le condizioni o le possibilità necessarie per poter ripristinare la mancanza di molti denti in maniera fissa, è possibile optare per la realizzazione di protesi removibili che vanno necessariamente rimosse per essere pulite e in alcuni casi anche per dormire. Nel caso in cui è possibile sfruttare la presenza dei denti residui in arcate, vengono realizzate delle protesi flessibili (cosiddette in nylon) o in resina con armature metalliche di rinforzo (cosidette protesi scheletrate) e ganci metallici o estetici per poterle agganciare ai denti rimanenti. Se l’arcata dentaria non presenta più alcun dente e non venga previsto l’inserimento di impianti osteointegrati, è necessario realizzare delle protesi rimovibili totali in resina (le classiche dentiere) che si appoggiano semplicemente sulla gengiva e sulle mucose della bocca; mentre in arcata superiore è possibile sfruttare l’appoggio sul palato rendendo la protesi quasi sempre stabile, in arcata inferiore la protesi risulta molto spesso instabile e poco confortevole a causa della minor superficie d’appoggio e del movimento della lingua, rendendo necessario l’utilizzo di paste adesive specifiche per poter masticare correttamente.

Prima Dopo
Arcate dentarie totalmente edentule Protesi totali provvisorie applicate in bocca
PROTESI MOBILE

Nei casi in cui non ci siano le condizioni o le possibilità necessarie per poter ripristinare la mancanza di molti denti in maniera fissa, è possibile optare per la realizzazione di protesi removibili che vanno necessariamente rimosse per essere pulite e in alcuni casi anche per dormire. Nel caso in cui è possibile sfruttare la presenza dei denti residui in arcate, vengono realizzate delle protesi flessibili (cosiddette in nylon) o in resina con armature metalliche di rinforzo (cosidette protesi scheletrate) e ganci metallici o estetici per poterle agganciare ai denti rimanenti. Se l’arcata dentaria non presenta più alcun dente e non venga previsto l’inserimento di impianti osteointegrati, è necessario realizzare delle protesi rimovibili totali in resina (le classiche dentiere) che si appoggiano semplicemente sulla gengiva e sulle mucose della bocca; mentre in arcata superiore è possibile sfruttare l’appoggio sul palato rendendo la protesi quasi sempre stabile, in arcata inferiore la protesi risulta molto spesso instabile e poco confortevole a causa della minor superficie d’appoggio e del movimento della lingua, rendendo necessario l’utilizzo di paste adesive specifiche per poter masticare correttamente.

 

Prima
Arcate dentarie totalmente edentule
Dopo
Protesi totali provvisorie applicate in bocca
PROTESI TOTALE RIMOVIBILE STABILIZZATA

Nei casi in cui non sia possibile inserire un numero adeguato di impianti osteointegrati,  per poter realizzare protesi fisse, è possibile realizzare protesi stabilizzate inserendo solo due impianti su cui vengono avvitate delle particolari ritenzioni che stabilizzano la protesi durante la masticazione. Secondo un principio simile ai bottoni automatici degli indumenti, la protesi si collega “a pressione” alle ritenzioni sugli impianti e mantenuta in sede da apposite guarnizioni che possono essere facilmente sostituite nei casi di fisiologica usura negli anni. Le protesi in questo caso possono essere tenute in bocca giorno e notte, a patto che vengano rimosse e pulite (insieme agli impianti) al termine di ogni pasto.

Prima Dopo
Arcata inferiore edentula con ritenzioni a pressione sostenute da impianti osteointegrati Protesi totale inferiore stabilizzata dalle ritenzioni a pressione

 

 

 

PROTESI TOTALE RIMOVIBILE STABILIZZATA

Nei casi in cui non sia possibile inserire un numero adeguato di impianti osteointegrati,  per poter realizzare protesi fisse, è possibile realizzare protesi stabilizzate inserendo solo due impianti su cui vengono avvitate delle particolari ritenzioni che stabilizzano la protesi durante la masticazione. Secondo un principio simile ai bottoni automatici degli indumenti, la protesi si collega “a pressione” alle ritenzioni sugli impianti e mantenuta in sede da apposite guarnizioni che possono essere facilmente sostituite nei casi di fisiologica usura negli anni. Le protesi in questo caso possono essere tenute in bocca giorno e notte, a patto che vengano rimosse e pulite (insieme agli impianti) al termine di ogni pasto.

 

Prima
Arcata inferiore edentula con ritenzioni a pressione sostenute da impianti osteointegrati
Dopo
Protesi totale inferiore stabilizzata dalle ritenzioni a pressione
PROTESI TOTALE FISSA AVVITATA

Grazie all’inserimento di almeno quattro impianti osteointegrati, (il cui numero dipende da caso a caso) è possibile ripristinare in maniera fissa un’arcata dentaria completamente edentula (cioè senza denti), realizzando una protesi fissa che in molti casi (ma non tutti) può essere avvitata agli impianti il giorno stesso dell’intervento chirurgico. Queste protesi possono essere rimosse solo dal dentista durante le visite di controllo, e vanno pulite dal paziente con appositi scovolini o fili interdentari oltre all’utilizzo dello spazzolino.

Prima Dopo
Arcata superiore gravemente compromessa Riabilitazione mediante protesi totale avvitata su impianti
PROTESI TOTALE FISSA AVVITATA

Grazie all’inserimento di almeno quattro impianti osteointegrati, (il cui numero dipende da caso a caso) è possibile ripristinare in maniera fissa un’arcata dentaria completamente edentula (cioè senza denti), realizzando una protesi fissa che in molti casi (ma non tutti) può essere avvitata agli impianti il giorno stesso dell’intervento chirurgico. Queste protesi possono essere rimosse solo dal dentista durante le visite di controllo, e vanno pulite dal paziente con appositi scovolini o fili interdentari oltre all’utilizzo dello spazzolino.

 

Prima
Arcata superiore gravemente compromessa
Dopo
Riabilitazione mediante protesi totale avvitata su impianti